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Le impressioni di Leandro sull'attuale stagione di caccia a Reggio Calabria
Leandro è un nostro appassionato lettore. Purtroppo non essendo molto pratico non riesce più ad accedere al suo account sul sito e non riusciamo in alcun modo a metterci in contatto con lui. Alle email non risponde mai.
Tuttavia con tanta passione ci scrive tramite la nostra apposita sezione contatti.
Nel suo ultimo messaggio ci aggiorna del proseguo della stagione di caccia a Reggio Calabria e di come sta andando il passo con le sue sagge conclusioni:
Nessun insulto e nessuna discriminazione deve essere ammessa...
Passata da poco la giornata nazionale sulla violenza contro le donne ed il tema è stato riportato su tutti i media e persino sui programmi più blasonati della Rai con non pochi scandoli. Tuttavia, nell'anominato generale, esiste una categoria di donna che non sembra essere degna di protezione e tutele. Stiamo parlando delle ragazze che, sfidando i pregiudizi ed andando contro tendenza, praticano con tanta passione l'arte venatoria.
Una passione praticata con cosi tanta gioia e dedizione da volerla condivivere con sentimento e partecipazione anche sul mondo dei social.
Peccato che gli hater non sono tardati ad arrivare e chiunque non condivide la passione delle ragazze ha cominciato la lasciare commenti poco gradevoli.
Intento della legge, proteggere gli animali o chiudere la caccia?
Tempo di covid, ma non per tutti e a quanto pare le priorità di alcuni deputati M5S sono ostacolare il più possibile la caccia. Ecco che arriva il disegno di legge denominato "Proteggi animali" portato avanti da Vittorio Ferraresi del M5s.
Sfruttando le ottime intenzioni di andare a punire ed ostacolare abbandono di animali, traffico di cucciolo e chi maltratta gli animali (nonché contrasto alla diffusione delle esche con veleno) si nasconde un imposizione molto più alta che praticamente aggiunge pesanti limitazioni per la caccia e soprattutto per coloro che svolgono l'attività venatoria nel pieno rispetto delle leggi e dell'etica.
Non è passato molto che Roberto Baggio aveva infiammato i fans per il suo "umile" scatto che lo riprendeva assieme alla sua panda 4x4 che utilizza per la campagna (Anche il divin codino usa panda).
Da sempre innamorato per la caccia Baggio non ha mai nascosto la sua passione neanche sui social. La sua fama però l'ho fatto finire sul sito 100% animalisti dove, qualche anno fa, fu insultato dal leader del gruppo Paolo Mocavero.
L'ex pallone d'oro non ha lasciato correre ed ha portato in tribunale l'ambientalista estremista. Il 23 novembre è arrivata, finalmente, il giudizio in primo grado del tribunale di Padova che ha deciso di condannare per diffamazione a mezzo stampa di Paolo Mocavero a ben 8 mesi di reclusione e 5 mila di risarcimento nei confronti di Roberto Baggio.
Arcicaccia regala le carni del cinghiale, proveniente dai piani di selezione, ai poveri
In questi tempi di emergenza e situazione economica critica il buon cuore dei cacciatori batte forte. Dopo aver cercato di far la nostra parte nel periodo del lockdown, Covid-19, cacciatori in prima linea, arriva un'altra bella notizia da Chieti. Riparte la stagione di selezione al cinghiale e l'associazione Arcicaccia di Chieti ha pensato bene di donare le carni ai più poveri.
La scelta è ricaduta sul centro di accoglienza "Capanna di Betlemme" ed il cinghiale, abbattuto lunedì scorso, dopo i risultati di rito della Asl, è giunto nella struttura. Gli ospiti della casa di accoglienza, abituati a ben altro menu, potranno godere di un pasto diverso e gourmet.
Siamo in un momento davvero particolare e difficile che ha colpito il nostro bel paese ed il mondo intero. Siamo in lotta con un nemico che non riusciamo a vedere e che ci fa concretizzare quanto in realtà siamo impreparati ed inermi contro questo tipo di minacce.
Ognuno di noi ha l'obbligo di fare la sua parte e segure le indicazioni disposte dal Ministero della Salute che ha anche disposto una pagina dedicata sul tema sul proprio portale: http://www.salute.gov.it/nuovocoronavirus.
Un nostro caro pensiero va a tutti gli operatori della sanità che stanno affrontando, in maniera eccelsa, questo stato di emergenza. Siete l'orgoglio del nostro paese e lo state dimostrando splendidamente.
Commenti e foto sui social aiutano le operazioni dei carabienieri forestali
Grazie alle manie di protagonismo, di cui buona parte di noi soffre, è possibile arginare il fenomeno del bracconaggio. Commenti, foto ed a volte video si diffondono rapidamente sulla rete e grazie al lavoro certosino delle autorità è spesso possibile risalire ai colpevoli ed inchiodare delinquenti. L'ultimo caso si è verificato nel Cuneese dove una foto che ritraeva la testa di un lupo, con tanto di coda e proiettile in bella mostra, ha portato le forze dell'ordine a casa di un "sedicente cacciatore". Oltre al macabro trofeo del lupo ritrovati anche un fagiano di monte imbalsamato ed un ordigno bellico detenuto senza alcun permesso.
Sempre l'operato dei carabinieri forestali ha portato, stavolta in Abruzzo, alla denuncia di tre bracconieri che suoi social condividevano il video mentre bloccavano e tentavano di investire, deliberatamente, un branco di cinghiali.
Quest'anno i morti in incidenti di caccia sono stati 1/3 in meno
Si chiude con un po' di malinconia anche questa stagione ed è interessante apprendere che il trend degli incidenti è in netto calo con un aumento significativo della sicurezza. Tema, quest'ultimo, assai delicato e in particolar modo sotto la lente dell'attenzione da parte dei mass media e dei non favorevoli alla caccia.
Durante l'arco dell'ultima giornata da caccia, dal 1° settembre 2018 al 30 gennaio 2019, in tutta Italia, sono stati 12 i decessi, di cui 2 non cacciatori (pari al 17% del totale), durante gli incidenti di caccia. 50 i feriti, di cui 13 non cacciatori. Questi dati sono nettamente migliori rispetto alla stagione precedente. Rispettivamente siamo a -33% e -17% rispetto alla stagione 2017/2018.
Il Cinghiale è l'ungulato più diffuso in Italia e negli ultimi anni ha subito un incremento notevole tanto da potarlo ad estendere i suoi habitat ed entrare sempre più a contatto con l'uomo.
Non sono ormai rari gli incontri con questi selvatici anche nelle periferie delle grandi città ed i problemi ed i rischi derivanti sono alti. I Cinghiali, soprattutto i piccoli, se possono apparire indifesi sono, invece, incredibilmente pericolosi. Essi sono dotati di una massa di tutto rispetto e zanni affilate. Tuttavia il pericolo più grave è dovuto al suo colore scuro che lo rende di notte difficilmente visibile con pericoli per la viabilità.
Il recente incidente sull'A1, vicino Lodi, costato la vita ad un giovane e con diversi feriti dimostrano che il rischio è alto.
Ma perché sino a pochi anni fa non si parlava mai del problema cinghiali?
La popolazione dei cinghiali è cresciuta in maniera esponenziale. Si è subito puntati il dito contro i cacciatori, responsabili secondo alcuni di immissioni di selvatici, soprattutto di incroci con esemplari dell'Europa dell'Est che avrebbero reso i cinghiali più proliferi e grandi( Notizia smentita dallo studio. L'ISPRA censisce solo 16 sottospecie di cinghiale nel nostro paese e nessuna di queste sembrerebbe proveniente dai paesi dell'Est). Si arriva anche a leggere che la pressione venatoria aumenterebbe l'istinto dei cinghiali di sopravvivenza portandoli a proliferare di più.
Parole a quanto pare senza fondamenta e senza studi. A chiarire il problema dell'invasione dei cinghiali è l'ISPRA l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale con uno studio molto approfondito sulla diffusione dei cinghiali negli ultimi anni.
Viene esclusa l'attività venatoria fra i fattori di crescita, anzi ad oggi è l'unico modo di concreto di arginare il fenomeno, e si focalizza il tutto sull'abbandono delle aree rurali. Negli ultimi cento anni la popolazione italiana si è sempre più addensata nei centri urbani svuotando letteralmente borghi e paesi rimasti lì come testimonianza di una ruralità ormai fantasma. Le nuove generazioni sono quelle del Web 4.0 dei comfort, della "vita sociale",dell'impiego dietro al pc o smartphone e non più del lavoro faticoso della terra.
La vita si svolge, pertanto, nelle grandi città ed i paesini non ben collegati si svuotano. All'aumentare di questo fenomeno si è visto che i cinghiali aumentano. Questo aumento è esponenziale e da non sottavalutare. Prima abbiamo parlato degli ultimi 100 anni, ma lo stesso studio condotto dall'ISPRA osserva come l'incremento della popolazione dei cinghiali sia in rapida crescita. Se ci spostiamo in Umbria e confrontiamo, ad esempio, i dati del 1991, poco meno di trent'anni fa, notiamo che la popolazione dei cinghiali nella regione era pressoché assente. Oggi la situazione è ben diversa. In Umbria attualmente è presente una popolazione ben numerosa e massiccia diventata ormai un problema per l'agricoltura locale e per le attività umane.
Cosa ha favorito questo aumento?
Parliamoci chiaro, l'unico vero predatore del cinghiale è l'uomo. Anche il lupo se può scegliere preferisce non mettersi contro un massiccio cinghiale.
I contadini di un tempo vivevano di fatica e stenti e, sicuramente, un cinghiale selvatico rappresentava una risorsa ben più preziosa in dispensa che libero di pascolare nei raccolti. L'agricoltura moderna ed intensiva che predilige alcune colture rispetto ad altri ha anche favorito i Cinghiali consegnandogli cibo più abbondante ed appetibile portando, di conseguenza, l'aumento della proliferazione e, complice l'aumento delle temperature, si registra anche l'aumento del numero di gravidanze, da parte delle scrofe, durante il periodo dell'anno.
L'aumento della popolazione di cinghiale è un fatto concreto e da non sottovalutare. Ad oggi il cinghiale è presente su un’area di 190 km quadrati, cioè sul 64% del territorio italiano. Il cinghiale è diffuso da nord a sud, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, ma si concentra in particolare lungo la dorsale appenninica. Se non si attuerà un inversione del trend sentiremo sempre più parlare del problema Cinghiale...
Ovviamente il problema è giunto sino alla camera dove l'onorevole Golinelli Guglielmo si è fatto porta voce sull'adeguamento della legge 157/92 per attuare seri interventi per la corretta gestione della fauna selvatica..
Ad uno mattina di oggi si è parlato di caccia con protagoniste l'Onorevole Michela Vittoria Brambilla ed il Presidente FIDC, la prima associazione venatoria in Italia, Gian Luca Dall'Olio.
Il tema scottante si è incentrato sugli incidenti venatori sempre più oggetto di strumentalizzazione mediatica per cercare di ostacolare la caccia. L'onorevole Brambilla, in collegamento, sempre con toni forti ha ribadito più volte le sue intenzioni di abolire la caccia e, nel mentre, limitarla ulteriormente.
La sua proposta di legge contempla, infatti, la chiusura venatoria nelle giornate di sabato e domenica per dedicarle ai cittadini che vogliono andare in campagna senza timori e il raddoppio delle distanze di sicurezza.
"Salviamo il porto d'armi", la chat condivisa fra decine di cacciatori della Valcamonica, e non solo, non proprio ligi alle regole...
Sfruttando la rapidità della messaggistica istantanea alcune persone hanno ben pensato di creare una sorta di "rete di protezione" dove potersi avvisare a vicenda dell'arrivo della polizia provinciale, carabinieri forestali o guardie volontarie LIPU o WWF. Il gruppo di chat era intitolato "Salviamo il porto d'armi" e come immagine riportava un pettirosso. Era condiviso soprattutto fra "capannisti" che, grazie ai tempestivi avvisi, potevano rimuovere tutti gli illeciti prima dell'arrivo dei controlli.
Sulla chat venivano condivise anche le foto di auto civetta e si scambiavano consigli su metodi illeciti. Era talmente cresciuto negli ultimi tempi che, per fortuna, è arrivata la notizia anche alle autorità.
C'è voluta un'attenta operazione del nucleo operativo antibracconaggio per arrivare agli ideatori del gruppo whatsApp, due capannisti, padre e figlio, di Gianico.
L'onorevole Maria Cristina Caretta (Fratelli d'Italia), cacciatrice e presidente dell'Associazione Cacciatori Veneti - Confavi, risponde alle pesanti accuse lanciate al mondo venatorio, in questi giorni, dalla Parlamentare Brambilla per promuovere la sua nuova proposta sulla legge sulla caccia.
La carretta rimanda al mittente le accuse lanciate dall'attivista ambientalista, che lasciano un po' il tempo che trovano, e ribadisce che l'attività venatoria è un'attività legare e contribuiscono alla tutela e alla conservazione di alcune specie altrimenti destinate a sparire.
Con la troppa antropizzazione dei territori e la riduzione degli habitat stiamo assistendo ad un aumento incontrollato di alcuni predatori a discapito di molte altre specie. Chi se ne occupa se non i cacciatori?
L'Onorevole continua chiarendo che i bracconieri non vanno confusi con gli appassionati dell'attività venatoria che svolgono le loro attività nel pieno rispetto delle direttive comunitarie, delle leggi nazionali e delle normative regionali.
Vanno aggiunti ulteriori vincoli e maggiori controlli
La parlamentare ed attivista Michela Brambilla si fissa l'obiettivo di abolire la caccia nei prossimi anni. Nel mentre propone di introdurre nuove limitazioni e controlli più severi nell'attività venatoria. L'attivista e presidentie del Movimento Animalista, in questi giorni ha presentato tre nuove proposte di legge atte a raddoppiare le distanze di sicurezza; vietare la caccia la domenica; punire più severamente i bracconieri.
L'obiettivo del partito è arrivare ad impedire proprio l'apertura della stagione venatoria considerata inaccettabile con la persecuzione di povere creature indifese. Secondo Brambilla ogni stagione vede i cacciatori uccidere sino a 400-500milioni di animali e le attuali normative sono datate ed inaccettabili.
Se le norme proposte dall'attivista dovrebbero passare la caccia davvero rischierebbe di chiudere.
Guardia LIPU dichiara il falso e mette nei guai cacciatore
A controllare i cacciatori, oltre a polizia, carabinieri, gruppo polizia provinciale e molti altri organi competenti, pochi sanno che esistono altri nuclei di guardie venatorie e zoofile. Oltre a tutte queste autorità vi sono anche moltissimi volontari, legati alle associazioni venatorie ed ambientaliste, che si prefissano l'obiettivo di far rispettare le leggi e salvaguardare il territorio.
Tuttavia capita anche che l'obiettivo di alcuni volontari non sia espressamente far rispettare le leggi, ma ostacolare il più possibile le attività dei cacciatori. Alcuni cercano di appigliarsi ad ogni cavillo normativo pur di cercare di sollevare contenziosi ed emettere multe salate. Spesso si devono far intervenire le autorità e si può arrivare anche di fronte ai giudici competenti.
Ridotte le durate delle licenze uso caccia o sportivo da 6 a 5 anni con obbligo di avvisare i familiari conviventi di essere in possesso di armi
Proprio in extremis il governo Gentiloni, ha varato un decreto che aggiunge ulteriori restrizioni sull'acquisizione e la detenzione delle armi andando a modificare la direttiva 91/477/CEE del Consiglio ed attuando le direttive (UE) 2017/853. Il resoconto della riunione del 17 maggio 2018 è disponibile col comunicato n°83 sul sito del governo.
Il decreto prevede il sistema di tracciabilità online delle armi e delle munizioni che consentirà la creazione di una piattaforma informatica condivisa con i vari paesi membri dell'Unione Europea. Quest'ultima garantirà maggiore controllo e monitoraggio delle armi presenti sul territorio. Fra le altre novità anche l'inserimento di una nuova classificazione fra le categorie delle armi da caccia con l'introduzione del termine "arma camuffata" che racchiude tutte le armi fabbricate o modificate in maniera tale da assumere caratteristiche esteriori di un altro oggetto. Quest'ultima sono assolutamente vietate.
Il cacciatore, da parte sua, aveva spiegato alle guardie che senza un esame ravvicinato poteva annotare male il tesserino rischiando di falsare i dati sulla fauna prelevata.
Adeguare la legge alle attuali esigenze economiche/ambientali
L'onorevole Maria Cristina Caretta (Fratelli d'Italia), cacciatrice e presidente dell'Associazione Cacciatori Veneti - Confavi, ha reso noto, tramite la sua pagina Facebook, della proposta di legge n. 461 del 4 aprile 2018 presentato alla Camera dei Deputati, dalla stessa onorevole, sulle modifiche alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, recante "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio".
La proposta è un chiaro segnale agli elettori di Fratelli d'Italia che hanno confidato nel partito anche per ottenere giustizia venatoria dopo anni e anni di soprusi. La proposta vuole anche modificare la norma alle attuali necessità del mondo venatorio e rurale. Una legge sulla caccia non può restare ferma a 26 anni e deve adeguarsi all'attuale contesto. Il buon senso prende piede ed alcune ambiguità e limitazioni assurde vengono riviste nella proposta.
Ambientalisti, i cacciatori sparano agli animali in fuga, ma ai carabinieri non risulta..
Non contenti per non essere riusciti a bloccare l'avvio della caccia la Lipu-BirdLife Italia denunciano i cacciatori che sfrutterebbero gli incendi per sparare agli animali in fuga. Queste le motivazioni che avrebbero spinto l'associazione ambientalista a richiedere lo stop di tutte le forme di caccia in Piemonte. Causa siccità e temperature più alte della media le vallate piemontesi vanno in fumo mettendo a dura prova i boschi. I roghi sono purtroppo quasi sempre di origine dolosa e, secondo gli ambientalisti, i cacciatori ne approfitterebbero aspettando gli animali in fuga.
L'ha stabilito il TAR di Brescia confermando la decisione della Questura
Troppi debiti accumulati da un bresciano hanno portato la Questura a negargli il porto d'armi. L'ex cacciatore bresciano ha però fatto ricorso al TAR, ma quest'ultimo ha dato piena ragione alla Questura.
Ad aggravare la posizione dell'uomo non è stata solo la la pesante situazione debitoria, ma anche le denunce ricevute per insolvenza e calunnie. La relazione redatta dai carabinieri di Lonato avrebbe, inoltre, indicato che l'uomo non godrebbe di ottima stima e anche i membri della famiglia dell'uomo avrebbero ricevuto minacce e molestie dai creditori.
Lecchesi, sindati e singoli clienti si interrogano sul futuro della storica società italiana..
Simbolo dell'estro e del prestigio italiano "Fiocchi Munizioni Spa" fondata nel lontano 1876 da Giulio Fiocchi è un punto di riferimento nel settore delle munizioni con un fatturato di circa 130 milioni. La proprietà principale dell'azienda è sempre rimasta alla famiglia Fiocchi, ma l'imminente aumento di capitale e la prossima quotazione in borsa potrebbe incrementarne il valore ed il mercato così da non sfigurare accanto i colossi americani.
Tuttavia aleggia un certo allarmismo attorno alle trattative. La quotazione in borsa dovrebbe attrarre nuovi finanziatori e sono avviate le operazioni di una nuova società che supervisionerebbe la Fiocchi Munizioni spa composta anche dal fondo Charme Capital Parrners SGR, con sede a Londra e fondata nel 2003 dalla famiglia Montezemolo.
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