Un'operazione che al cacciatore avrebbe richiesto diverse ore e, continua sempre la ricercatrice, si rimane sorpresi con quale coraggio e determinazione i cani, all'improvvisa comparsa del cinghiale si frappongono fra il selvatico ed i loro padrone come per proteggerli.
Quella scena rimase impressa nella mente della Perri che cominciò un approfondito studio sulle antiche culture giapponesi.
In Giappone l'agricoltura arrivò molto più tardi rispetto al resto del mondo e le popolazioni isolati dell'arcipelago nipponico basavano il loro sostentamento esclusivamente sulla caccia.
Un'antica tribù di cacciatori, gli Jomon colonizzarono il nord del Giappone 12 mila anni fa. I cacciatori avevano l'usanza di seppellire i loro cani in vere e proprie tombe con tanto di corredi funerari a dimostrazione del già profondo legame fra uomo e cane. Alcuni cani indossavano sulle zampe braccialetti e molti altri venivano seppelliti accanto ai padroni.
I cani erano molto importanti per gli uomini della tribù Jomon. Molti dei cani ritrovati nelle tombe mostravano traccia di traumi compatibili con possibili ferite derivanti dallo scontro contro un cervo o un cinghiale.
L'elemento chiave a conferma della teoria è una campana di bronzo, risalente a più di 2500 anni fa, raffigurante una tipica scena di caccia Jomon in cui il cacciatore punto il suo arco verso un cinghiale circondato da cani.
Tuttavia, in Giappone, cani e uomo non ebbero sempre un rapporto fatto di rose e fiori e, con l'arrivo dell'agricoltura il cane perse il ruolo cardine e divenne, in molti casi, fonte di nutrimento.
Ritrovamenti successivi al periodo degli Jomon testimoniano il ritrovamento di ossa di cani, miste a quelle degli altri animali, con chiari segni della macellazione.
Oggi per fortuna il legame col cane è più vivo che mai e tutti i cacciatori possono venerare quanto sia importante e sacro il proprio compagno di avventure.
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