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Sospesa caccia al cinghiale a Savona

In questi giorni sembra non arrivarci che tristi notizie. Questa volta l'articolo riguarda gli amici cinghialai di Savona che vedono sospesa la delibera provinciale n. 144 del 10 settembre scorso con la quale si anticipava l'apertura della caccia al Cinghiale a causa delle continue preoccupazioni degli agricoltori sui danni provati alle colture dagli ungulati .

Il Tar ha accettato il ricorso del WWF secondo il quale la provincia non ha rispettato il parere obbligatorio dell'Ispra che disapprova l'apertura anticipata a causa dell'eccessivo fogliame del manto boschivo di questi giorni.

Non poche le proteste, la differenza di appena quindici giorni non dovrebbe cambiar molto sulle condizioni del manto boschivo, ma ormai ci si appella alla magistratura per poter puntare ogni punto e virgola fuori posto per bloccare tutto.

Ci si rivolge alla magistratura con relative spesse spesso pagate dai contribuenti piuttosto che muoversi uniti per mantenere il corretto equilibrio dei pochi habitat rimasti.

Ai nostri amici cinghialai di Savona tocca adesso pazientare e attendere l'apertura regionale e passa parola sulla notizia per non rischiare guai ai meno informati.

Martedì, 17 Settembre 2013 00:00

Anche la Sardegna bloccata dal TAR

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L'associazione LAC (Lega Anti Caccia) può ritenersi soddisfatta dell'ennesima conquista ottenuta ai danni dei cacciatori visto che dopo il Piemonte anche in Sardegna il Tar ha deciso di approvare il ricorso delle associazioni ambientaliste che, unite, stanno contestano i calendari venatori approvate dalle varie regioni a causa del mancato effettuamento del piano faunistico venatorio.

In particolare la LAC (già protagonista nel ricorso contro il calendario venatorio piemontese) assieme a Earth e all'Associazione vittime della caccia hanno contestato al TAR l'assenza del piano faunistico-venatorio sardo, la mancanza di una procedura di valutazione di incidenza ambientale riguardo l'attività venatoria nelle aree classificate quali Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS) e di aver eluso il parere obbligatorio dell'ISPRA, non presentando il calendario venatorio regionale e il regolamento relativo all'intera annata venatoria, come previsto dalla legge.

I cacciatori sardi incolpevoli vi ritrovano dopo aver sborsato bei soldi per le tasse impotenti ed in attesa di risposte concrete dalle proprie associazioni e che le autorità competenti rimedino ai propri errori stilando al più presto un calendario venatorio che rispetti appieno i vari regolamenti.

Nel frattempo anche il calendario venatorio del Lazio è a rischio. I cacciatori ogni anno diminuiscono in numero un po' per colpa della crisi, un po' per la diminuzione della fauna e della zone frequentabili per la caccia, un po' per le troppe limitazioni imposte sull'attività venatoria. Nonostante il nostro paese possa vantare aziende leader a livello mondiale nel settore di armi e confezionamento di munizioni i cacciatori del nostro paese sono passati da oltre due milioni degli anni settanta ad appena i quasi settecentomila dei giorni nostri.

Una piccola voce che nonostante tutto muove un'economia non indifferente, ma che da troppi anni si vede tartassata e colpita senza sosta perdendo sempre più la fiducia verso se stessa e verso quelle associazioni che la rappresentano.

Invitiamo i cacciatori della regione Sardegna a contattare le proprie associazioni venatorie per maggiori informazioni sulla chiusura della caccia e di spargere l'informazione per non rischiare sanzioni ai poco informati.

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