Negli ultimi anni, il dibattito sull'impatto della caccia sulla fauna selvatica italiana ha assunto un ruolo centrale nelle discussioni ambientali. L'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha recentemente pubblicato, per la prima volta, una relazione dettagliata basata sull'analisi dei tesserini venatori relativi alle stagioni dal 2017 al 2023, offrendo uno sguardo approfondito sul numero di esemplari abbattuti per ciascuna delle 36 specie di uccelli cacciabili in Italia, suddivisi per regioni e stagioni venatorie.
I cacciatori sono obbligati a registrare su un apposito tesserino, digitale o cartaceo, ogni uscita e ogni abbattimento effettuato. In Italia, la caccia è regolamentata da norme stringenti che definiscono periodi, quote e specie autorizzate al prelievo. Questo rende la caccia un’attività considerata a bassa intensità dal punto di vista dell’impatto ambientale. Non va dimenticato inoltre che, in molti casi, essa svolge anche un ruolo di gestione faunistica — ad esempio per cinghiali e altri ungulati — contenendo popolazioni in crescita che possono causare danni a colture e biodiversità.
Era il lontano 1972, Olimpiadi di Monaco, quando Angelo Scalzone, don Peppino per gli amici, frantumò ben 199 piattelli su 200, stabilendo il record del mondo e vincendo la medaglia d'oro olimpica per il tiro al volo nella specialità fossa.
Da allora alcune regole della specialità sono cambiate, ma nessun altro è riuscito a eguagliare quell'impresa.
Aveva all'epoca già 41 anni Scalzone, ma aveva uno spirito sicuro di sé, spavaldo e al tempo stesso spiritoso. Ammaliava tutti con la sua parlata dialettale bella e seducente e veniva soprannominato Buffalo Bill perché, quando in pedana, diventava freddo e colpiva con precisione un piattello dopo l'altro.
Scalzone era nato a Casal di Principe e viveva a Castel Volturno, frequentando ristoranti, alberghi e stabilimenti balneari. Non era il classico sportivo a cui siamo abituati: era in sovrappeso, fumava ed era un po' indisciplinato, ma sparava come pochi. Amante della caccia fin da giovanissimo, era un grande appassionato di anatidi e beccacce.
Frequentava il tiro solo per divertimento e per sbalordire gli amici, ma sentiva di meritare qualcosa in più.
Si allenò parecchio per riuscire a superare la qualificazione alle Olimpiadi e partiva da sfavorito. La Beretta gli regalò un sovrapposto SO4, ma Scalzone non si trovava molto bene. Si accorse che doveva sempre correggere a destra, ma lo scelse proprio per questo: lo avrebbe costretto a una maggiore concentrazione.
Scalzone salì così sull'ultima pedana: se intendeva vincere, doveva rompere tutti i piattelli. Un 24 avrebbe significato lo spareggio con il favorito francese Michel Carrega. Scalzone, come poi raccontò, si immaginò i piattelli come se fossero leoni che stavano per assalirlo e che, se avesse sbagliato, sarebbe morto sbranato. Al termine della serie li ruppe tutti, compiendo l'impresa: 199 piattelli colpiti, 188 di prima canna e 11 con il colpo di recupero, entrando nella storia con un record ancora oggi imbattuto.
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