1. Le regioni, su parere dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica, possono autorizzare
esclusivamente gli istituti scientifici delle università e del Consiglio nazionale delle ricerche e i
musei di storia naturale ad effettuare, a scopo di studio e ricerca scientifica, la cattura e
l'utilizzazione di mammiferi ed uccelli, nonché il prelievo di uova, nidi e piccoli nati.
2. L'attività di cattura temporanea per l'inanellamento degli uccelli a scopo scientifico è
organizzata e coordinata sull'intero territorio nazionale dall'Istituto nazionale per la fauna
selvatica; tale attività funge da schema nazionale di inanellamento in seno all'Unione europea
per l'inanellamento (EURING). L'attività di inanellamento può essere svolta esclusivamente da
titolari di specifica autorizzazione, rilasciata dalle regioni su parere dell'Istituto nazionale per la
fauna selvatica; l'espressione di tale parere è subordinata alla partecipazione a specifici corsi di
istruzione, organizzati dallo stesso Istituto, ed al superamento del relativo esame finale.
3. L'attività di cattura per l'inanellamento e per la cessione a fini di richiamo può essere svolta
esclusivamente da impianti della cui autorizzazione siano titolari le province e che siano gestiti
da personale qualificato e valutato idoneo dall'Istituto nazionale per la fauna selvatica.
L'autorizzazione alla gestione di tali impianti è concessa dalle regioni su parere dell'Istituto
nazionale per la fauna selvatica, il quale svolge altresì compiti di controllo e di certificazione
dell'attività svolta dagli impianti stessi e ne determina il periodo di attività.
4. La cattura per la cessione a fini di richiamo è consentita solo per esemplari appartenenti alle
seguenti specie: allodola; cesena; tordo sassello; tordo bottaccio; storno; merlo; passero;
passera mattugia; pavoncella e colombaccio. Gli esemplari appartenenti ad altre specie
eventualmente catturati devono essere inanellati ed immediatamente liberati.
5. È fatto obbligo a chiunque abbatte, cattura o rinviene uccelli inanellati di darne notizia
all'Istituto nazionale per la fauna selvatica o al comune nel cui territorio è avvenuto il fatto, il
quale provvede ad informare il predetto Istituto.
6. Le regioni emanano norme in ordine al soccorso, alla detenzione temporanea e alla
successiva liberazione di fauna selvatica in difficoltà.
1. Le regioni, su parere dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica, emanano norme per
regolamentare l'allevamento, la vendita e la detenzione di uccelli allevati appartenenti alle
specie cacciabili, nonché il loro uso in funzione di richiami.
2. Le regioni emanano altresì norme relative alla costituzione e gestione del patrimonio di
richiami vivi di cattura appartenenti alle specie di cui all'articolo 4, comma 4, consentendo, ad
ogni cacciatore che eserciti l'attività venatoria ai sensi dell'articolo 12, comma 5, lettera b), la
detenzione di un numero massimo di dieci unità per ogni specie, fino ad un massimo
complessivo di quaranta unità. Per i cacciatori che esercitano l'attività venatoria da
appostamento temporaneo con richiami vivi, il patrimonio di cui sopra non potrà superare il
numero massimo complessivo di dieci unità.
3. Le regioni emanano norme per l'autorizzazione degli appostamenti fissi, che le province
rilasciano in numero non superiore a quello rilasciato nell'annata venatoria 1989-1990.
4. L'autorizzazione di cui al comma 3 può essere richiesta da coloro che ne erano in possesso
nell'annata venatoria 1989-1990. Ove si realizzi una possibile capienza, l'autorizzazione può
essere richiesta dagli ultrasessantenni nel rispetto delle priorità definite dalle norme regionali.
5. Non sono considerati fissi ai sensi e per gli effetti di cui all'articolo 12, comma 5, gli
appostamenti per la caccia agli ungulati e ai colombacci e gli appostamenti di cui all'articolo
14, comma 12.
6. L'accesso con armi proprie all'appostamento fisso con l'uso di richiami vivi è consentito
unicamente a coloro che hanno optato per la forma di caccia di cui all'articolo 12, comma 5,
lettera b). Oltre al titolare; possono accedere all'appostamento fisso le persone autorizzate dal
titolare medesimo.
7. È vietato l'uso di richiami che non siano identificabili mediante anello inamovibile, numerato
secondo le norme regionali che disciplinano anche la procedura in materia.
8. La sostituzione di
un richiamo può avvenire soltanto dietro presentazione all'ente competente del richiamo morto
da sostituire.
9. È vietata la vendita di uccelli di cattura utilizzabili come richiami vivi per
l'attività venatoria.
1. Le regioni, sulla base di apposito regolamento, disciplinano l'attività di tassidermia ed
imbalsamazione e la detenzione o il possesso di preparazioni tassidermiche e trofei.
2. I tassidermisti autorizzati devono segnalare all'autorità competente le richieste di impagliare
o imbalsamare spoglie di specie protette o comunque non cacciabili ovvero le richieste relative
a spoglie di specie cacciabili avanzate in periodi diversi da quelli previsti nel calendario
venatorio per la caccia della specie in questione.
3. L'inadempienza alle disposizioni di cui al comma 2 comporta la revoca dell'autorizzazione a
svolgere l'attività di tassidermista, oltre alle sanzioni previste per chi detiene illecitamente
esemplari di specie protette o per chi cattura esemplari cacciabili al di fuori dei periodi fissati
nel calendario venatorio.
4. Le regioni provvedono ad emanare, non oltre un anno dalla data di entrata in vigore della
presente legge, un regolamento atto a disciplinare l'attività di tassidermia ed imbalsamazione
di cui al comma 1.
1. L'Istituto nazionale di biologia della selvaggina di cui all'articolo 35 della legge 27 dicembre
1977, n. 968, dalla data di entrata in vigore della presente legge assume la denominazione di
Istituto nazionale per la fauna selvatica (INFS) ed opera quale organo scientifico e tecnico di
ricerca e consulenza per lo Stato, le regioni e le province.
2. L'Istituto nazionale per la fauna selvatica, con sede centrale in Ozzano dell'Emilia (Bologna),
è sottoposto alla vigilanza della Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Presidente del Consiglio
dei ministri, di intesa con le regioni, definisce nelle norme regolamentari dell'Istituto nazionale
per la fauna selvatica l'istituzione di unità operative tecniche consultive decentrate che
forniscono alle regioni supporto per la predisposizione dei piani regionali.
3. L'Istituto nazionale per la fauna selvatica ha il compito di censire il patrimonio ambientale
costituito dalla fauna selvatica, di studiarne lo stato, l'evoluzione ed i rapporti con le altre
componenti ambientali, di elaborare progetti di intervento ricostitutivo o migliorativo sia delle
comunità animali sia degli ambienti al fine della riqualificazione faunistica del territorio
nazionale, di effettuare e di coordinare l'attività
di inanellamento a scopo
scientifico sull'intero
territorio italiano, di collaborare con gli organismi
stranieri ed in particolare con quelli dei Paesi
della Comunità economica europe
a aventi analoghi compiti e fi
nalità, di coll
aborare con le
università e gli altri organismi di ricerca nazionali, di controllare e valutare gli interventi
faunistici operati dalle regioni e dalle province autonome, di esprimere i pareri tecnico-
scientifici richiest
i dallo Stato, dalle regioni
e dalle province autonome.
4. Presso l'Istituto nazionale per la fauna selvatica sono istituiti una scuola di specializzazione
post-universitaria sulla biologia e la conservazione della fauna selvatica e corsi di preparazione
professionale per la gestione della fauna selvatica per tecnici diplomati. Entro tre mesi dalla
data di entrata in vigore della presente
legge una commissione istituita con decreto del
Presidente del Consiglio dei ministri, composta da un rappresentante del Ministro
dell'agricoltura e delle foreste, da un rappre
sentante del Ministro dell'ambiente, da un
rappresentante del Ministro della sanità e dal
direttore generale dell'
Istituto nazionale di
biologia della selvaggina in carica alla data di
entrata in vigore della
presente legge, provvede
ad adeguare lo statuto e la pianta organica dell
'Istituto ai nuovi compiti previsti dal presente
articolo e li sottopone al Presidente del Consiglio dei ministri, che li approva con proprio
decreto.
5. Per l'attuazione dei propri fini istituzionali, l'Istituto nazionale per la fauna selvatica
provvede direttamente
alle attività di cui all'articolo 4.
6. L'Istituto nazionale per la fauna selvatica è
rappresentato e difeso dall'Avvocatura generale
dello Stato nei giudizi attivi e passivi aventi l'autorità giudiziaria, i collegi arbitrali, le
giurisdizioni amministrative e speciali.
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